Angolo d’attacco, fattore di carico e planata in prossimità del terreno

© Marcel Rast

Gli incidenti mortali avvenuti negli ultimi anni nel volo in montagna dimostrano l’elevato rischio in caso di voli a bassa velocità a quote relativamente basse.
Gli argomenti che seguono hanno lo scopo di spiegare in modo chiaro il fenomeno del volo lento, dell’influenza del fattore di carico e delle ascendenze e discendenze.

Lo stallo: una questione di angolo d’attacco!
L’angolo di attacco è l’angolo tra la traiettoria dell’aria e la corda dell’ala. Determina le caratteristiche di portanza e resistenza dell’ala del nostro velivolo in una determinata configurazione. Ciò che è pratico è che noi ne abbiamo il controllo diretto attraverso la posizione del nostro timone di profondità. Il grafico a fianco mostra che l’angolo d’attacco critico porta allo stallo. Quindi, al minimo segno di stallo, spingere la cloche in avanti per ridurre l’angolo d’attacco da un lato e il fattore di carico dall’altro.

Il fattore di carico determina la capacità di volo del nostro aliante

Un fattore di carico superiore a «1» riduce il margine di stallo per una data velocità. Le cause possono essere: una virata, una corrente termica, una variazione improvvisa del vento, ecc. Il rapporto tra la velocità e il fattore di carico è illustrato molto bene nel diagramma dell’LS8 qui a fianco.

Il punto nero mostra che a una velocità di 120 km/h e 2 g, l’aliante è al limite dello stallo. Questo è il motivo per cui – in caso di turbolenze, di virate e di variazioni improvvise del vento – volare a velocità più elevate aumenta la nostra resistenza allo stallo (in verde sul diagramma).

Inoltre, spingendo la cloche si riduce l’angolo d’attacco ma anche il fattore di carico. Ciò permette quindi, a una data velocità, di uscire dalla zona di stallo riducendo i «g». Passare da 2 g a 1 g a 100 km/h consente di rientrare nell’inviluppo di volo (cfr. punto rosso e freccia blu nel diagramma). Volando con fattori di carico ridotti, abbiamo quindi un doppio vantaggio.

Le ascendenze e le discendenze: fattori di rischio, soprattutto nel volo a vela
L’ultimo tema che intendiamo affrontare è la relazione tra l’ascendenza dinamica e l’angolo d’attacco. Man mano che si avvicina al pendio, l’aliante si trova in un’ascendenza sempre più forte; ne risulta uno squilibrio tra la corrente d’aria che sale sotto le ali (più forte) e quella che sale sotto il timone di profondità (più debole). Questo tende ad alzare il naso dell’aliante, aumentando l’angolo d’attacco, facendo perdere velocità al velivolo e aumentando il suo fattore di carico. Si viene così a creare una situazione di imminente pericolo!

È quindi essenziale aumentare la velocità quando ci si avvicina al pendio, per ridurre l’angolo d’attacco e garantire che l’aliante abbia un buon margine per assorbire questo effetto e l’aumento del fattore di carico. Quando l’aliante si allontana, questi effetti si invertono e il naso dell’aliante tende a puntare naturalmente verso il basso: attenzione, però, alla possibile perdita di quota e di energia quando si esce dall’ascendenza.

In sintesi
Questi tre argomenti sono un refresh o una ripetizione di concetti fondamentali. Dobbiamo ricordarli e adeguarli alla situazione che viviamo durante i nostri voli. Inoltre, è necessario trovarsi a una quota sufficiente per poterli applicare, poiché spingendo la cloche si perde momentaneamente quota.
Infine, possiamo adattare in modo più preciso la famosa espressione: la velocità, l’angolo d’attacco e il fattore di carico sono la nostra vita e la quota è la nostra assicurazione sulla vita.

Maxime Petitpierre
Safety Officer SFVS-FSVV


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